Trento durante l’Alpenvorland

Dopo l’armistizio italiano firmato l’8 settembre 1943, le forze armate tedesche si insediano nelle caserme trentine e negli uffici pubblici, causando 48 morti e 200 feriti tra chi aveva tentato di opporsi. Hitler stabilisce che i territori situati nell’Italia nord-orientale (le province di Trento, Bolzano e Belluno) siano uniti in un’unica entità amministrativa, l’Alpenvorland (Operationszone Alpenvorland), sottoposta all’autorità tedesca, e affidate a un Gauleiter salisburghese, Franz Hofer. Anche le città di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana vengono unite tra loro, inscritte nella Zona d’operazione del Litorale adriatico (Operationszone Adriatisches Küstenland, OZAK) e assegnate a un altro Gauleiter austriaco, Friedrich Rainer.
Il 17 settembre 1943, Hofer nomina l’avvocato trentino Adolfo de Bertolini come commissario-prefetto della provincia, e Kurt Heinricher quale suo consigliere. Sono istituiti due corpi militari: il Corpo di Sicurezza Trentino a Trento e il Servizio di Sicurezza ed Ordine a Bolzano. I comuni ladini di Cortina d’Ampezzo, Livinallongo e Colle Santa Lucia sono staccati dalla circoscrizione di Belluno per essere uniti a quella di Bolzano.

Dopo il primo bombardamento anglo-americano del 2 settembre 1943, la valle dell’Adige, e Trento in particolare, è sottoposta a centinaia di attacchi aerei. Nonostante i pericoli del controllo nazista, a Trento viene costituito un Comitato di Liberazione Nazionale e cominciano le azioni di sabotaggio. Il 28 giugno 1944 le SS uccidono 11 partigiani a Riva del Garda, a Trento vengono arrestati Giannantonio Manci (che si suicida per sfuggire alle torture), Giuseppe Ferrandi e Gino Lubich. Nell’agosto cresce il movimento della Resistenza nel Tesino e il 12 agosto vengono fucilati diversi partigiani a Malga Zonta, nella zona di Folgaria.
Il 3 e 4 maggio 1945, dopo la fine della guerra, in val di Fiemme si registrano gli episodi più tragici: a Ziano i partigiani disarmano alcuni soldati tedeschi in ritirata e le truppe tedesche per ritorsione incendiano il paese e uccidono nove persone. A Stramentizzo in val di Fiemme le truppe tedesche in fuga sono attaccate, cinque soldati muoiono e altri vengono imprigionati: anche questo paese è incendiato e muoiono circa cinquanta civili.
Elena Tonezzer
Bibliografia:
Andrea Di Michele, Rodolfo Taiani (edd.), La Zona d’operazione delle Prealpi nella seconda guerra mondiale, Trento, Fondazione Museo Storico del Trentino, 2009
Lorenzo Gardumi, All’ombra della svastica. La Resistenza nella zona d’Operazione delle Prealpi: Belluno, Bolzano, Trento 1943-1945, Trento, Fondazione Museo storico del Trentino, 2015
