‘La maggior parte della loro gente è straniera’

Dalle origini come avamposto dell’Impero bizantino, nel XVI secolo Venezia era diventata uno degli Stati indipendenti più ricchi e potenti d’Europa. Ciò avvenne soprattutto grazie al suo ruolo strategico di centro commerciale, dove i mercanti provenienti da ovest e da est si incontravano per commerciare in beni di lusso e in prodotti di uso quotidiano. All’epoca di Elena, negli anni Settanta del Cinquecento la Riva degli Schiavoni appariva come un approdo rigoglioso, con navi di diverse dimensioni allineate l’una all’altra, come mostra la veduta stampata della città da Jacopo de’ Barbari (1500).

Fin dal tardo Medioevo, Venezia aveva rafforzato il suo potere economico e politico anche grazie all’espansione territoriale, sia a nord-ovest sulla terraferma italiana sia a sud-est lungo le coste dell’attuale Croazia e Grecia, comprese Cipro e Creta. Sempre più spesso, però, l’estensione di questo vasto Stato portò la Repubblica di Venezia a scontrarsi con i musulmani ottomani, che a metà del XV secolo avevano conquistato la capitale bizantina di Costantinopoli e stavano espandendo il proprio impero. L’avanzata ottomana nel Mediterraneo costrinse in questo periodo ondate di profughi a fuggire verso Venezia, tra cui anche dalle colonie veneziane come Nauplia, o Napoli di Romania, come la chiamavano i veneziani.
Insieme a molti altri che giunsero a Venezia temporaneamente o permanentemente per trovare lavoro nella fiorente economia della città, questi rifugiati aumentarono la popolazione veneziana di circa il cinquanta per cento tra la fine del XV e la metà del XVI secolo. Ciò fece di Venezia una delle città più grandi e densamente popolate d’Europa, con almeno il venti-trenta per cento dei residenti di origine straniera. Come commentò un ambasciatore francese a Venezia in quel periodo, Philippe De Comynes, “la maggior parte della loro gente è straniera”.
Come tutte le città della prima età moderna, Venezia aveva bisogno di immigrati per crescere e per fornire manodopera alle fiorenti industrie della città. La Repubblica adottò un approccio largamente pragmatico alla questione dell’immigrazione: le persone erano generalmente accolte se potevano giovare in qualche modo all’economia locale e se non erano percepite come uno spreco di risorse o una fonte di disordine. La rapida crescita della città nel XVI secolo, tuttavia, e un più ampio contesto politico, religioso ed economico turbolento, incoraggiarono anche alcune politiche xenofobe. Ad esempio, dal 1516 gli ebrei furono relegati all’area del Ghetto, nella zona nord-occidentale della città. Un secolo dopo il governo decretò che i mercanti musulmani dovessero risiedere all’interno della loro casa commerciale, il Fondaco dei Turchi. Questi sforzi miravano a consentire alcuni dei benefici della migrazione, limitando al contempo il contatto tra i residenti urbani e gli stranieri di fede diversa.
Rosa Salzberg (tradotto da Umberto Cecchinato)
Bibliografia
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Rothman, E. Natalie. Brokering Empire: Trans-Imperial Subjects between Venice and Istanbul. Ithaca: Cornell University Press, 2011.
