Un arco trionfale

Davanti alla facciata della chiesa di San Pietro, realizzata tra il 1848 e il 1850 su disegno di Pietro Estense Selvatico a completamento della storica chiesa della Contrada tedesca, si eleva l’accesso monumentale all’ex piazza del Littorio (oggi piazza Cesare Battisti). La cornice in pietra che inquadra l’Allegoria della Vittoria trasforma il varco aperto con lo sventramento dell’antico quartiere in un arco di trionfo fascista.
Sulla facciata, lasciata a intonaco grezzo, campeggia la figura a mosaico di una donna dal volto maschio e fiero che marcia fendendo un fascio littorio. L’opera, realizzata con l’antica tecnica del mosaico, così da resistere nel tempo, è l’esito di un concorso nazionale vinto da Gino Pancheri e riservato agli artisti iscritti al Sindacato fascista. Come chiesto dal bando, l’opera celebra la fondazione dell’impero, richiamata in modo didascalico, inequivocabile e perentorio dalla trascrizione delle parole proclamate dal Duce il 9 maggio 1936 in occasione della conquista di Addis Abeba e della fondazione dell’impero: “Il popolo italiano ha creato con il suo sangue l’impero, lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue armi”.
A distanza di soli otto mesi da quel proclama, le parole di Mussolini sono trascritte in un’opera che anche nelle forme architettoniche salda le istanze moderne del fascismo all’eterna gloria dell’impero romano, qui richiamato dai quattro oculi bui che sovrastano l’ingresso e ricordano, nelle forme architettoniche, la celebre tomba del fornaio a Roma.
L’opera musiva, eseguita dal veneziano Goffredo Gregorini, è ora priva del fascio littorio. Dalla scritta è stata rimosso il solo nome di Mussolini. Una abrasione dell’intonaco, ancor oggi visibile, testimonia anche l’eliminazione del simbolo del partito comunista italiano dipinto verosimilmente in occasione della rimozione dei simboli fascisti. Una fotografia, datata probabilmente 1945 testimonia, inoltre, l’affissione sulle vesti della Vittoria di uno striscione inneggiante al partito socialista nelle cui fila si candiderà l’ingegner Giovanni Lorenzi, nominato assessore ai Lavori pubblici del Comune di Trento negli anni della ricostruzione.
Il grande mosaico è realizzato su una facciata effimera; essa cela il cavedio che illumina le case limitrofe e, attraverso una copertura in formelle di vetrocemento, il sottostante passaggio pubblico.

All’ingresso della piazza, in corrispondenza dei due porticati commerciali, sono ancora presenti due opere a graffito di Luigi Bonazza, che raffigurano l’Allegoria del lavoro. Anche la rappresentazione dettagliata dei mestieri e dell’operosità della gente trentina è esito di un concorso riservato agli artisti locali e bandito contestualmente a quello vinto da Pancheri.
Fabio Campolongo
Bibliografia:
E. Tonezzer (ed.), Vuoto di memoria. La riscoperta del quartiere del Sas di Trento, Fondazione Museo Storico del Trentino, Trento 2012
M. Ferrari, S. Retrosi, Gino Pancheri, le opere pubbliche. La donna del Fascio della Galleria dei Legionari, in E. Chini (ed.), Trento Libera. Adalberto Libera e Gino Pancheri nella Trento del Novecento. Guida ai Beni aperti a cura della Delegazione di Trento, FAI (Fondo Ambiente Italiano), Regione Autonoma Trentino-Alto Adige, Trento 2019, pp. 36-39
