Carnevale e maschere

Nel Settecento, il Carnevale era un evento di grande momento e una grande attrazione per i turisti. Sebbene gli eventi principali (e ufficiali) si svolgessero poco prima dell’inizio della Quaresima, la stagione del Carnevale veneziano aveva il suo inizio non ufficiale il 26 dicembre, quando i teatri riaprivano dopo la chiusura natalizia. Nei due mesi successivi, si svolgevano sporadicamente altri eventi, tra cui la più famosa è la caccia al toro. Questa si svolgeva in campi e altri spazi aperti in tutta la città, compreso quello di San Polo, e poteva essere immensa. Una caccia del 1708 coinvolse 150 tori, un’altra del 1739 130 tori e 200 cani. Si trattava di eventi brutali e sanguinosi, che portavano alla morte certa dei tori e spesso a un alto numero di vittime anche tra i cani.
I festeggiamenti ufficiali della città iniziavano il Giovedì Grasso e terminavano il Martedì Grasso. Le manifestazioni del giovedì prevedevano un corteo di funzionari governativi che sfilavano fino al balcone del Palazzo Ducale, da cui assistevano ai festeggiamenti in piazza San Marco. In piazza, il popolo veniva intrattenuto da una serie di spettacoli: acrobati, danzatori di spade, assedi e distruzioni di castelli di legno, e ancora cacce ai tori. I festeggiamenti si concludevano il martedì con balli pubblici, concentrati in Piazza San Marco e alle Zattere.

Oggi associamo il mascheramento al Carnevale. Il mascheramento faceva parte del Carnevale, ma non era limitato al periodo di Carnevale e non era usato per coprire azioni nefaste. Alla fine del Seicento, il mascheramento era una pratica comune per molti veneziani dall’inizio dell’autunno fino alla Quaresima, per sei mesi all’anno. Le maschere venivano portate anche in alcune occasioni politiche, come l’elezione di un nuovo doge o dei potentissimi Procuratori di San Marco.
Le maschere erano più comuni in alcuni ambienti che in altri; quasi tutti (tranne i croupier) ai casinò o al Ridotto (il casinò ufficiale) indossavano maschere, e lo stesso valeva per i frequentatori del teatro. Nel Settecento, infatti, le donne veneziane erano obbligate a mascherarsi a teatro, che lo volessero o meno. A partire dal 1730, le professioniste del sesso erano tenute a mascherarsi quando uscivano in pubblico. Il mascheramento era invece vietato in chiesa, ed era considerato un grave reato. I nobili che entravano mascherati nell’area di visita di un convento o in una chiesa rischiavano due anni di esclusione dal Gran Consiglio (cioè la sospensione dal governo), mentre chiunque altro rischiava potenzialmente quattro anni di prigione o 18 mesi di servizio su una galea, con le gambe incatenate.
Questo dimostra una parte dell’ambiguità del mascheramento. In generale, il mascheramento era spesso visto come un modo per preservare il pudore e una certa finzione di anonimato, che consentiva di mescolare classi e sessi mantenendo una certa correttezza. Tuttavia, mascherarsi in uno spazio sacro poteva suggerire piani nefasti.
Celeste McNamara
Bibliografia:
Bertelli, Stefania. Il carnevale di Venezia nel Settecento. Milan: Jouvence, 1992.
Johnson, James H. Venice Incognito: Masks in the Serene Republic. University of California Press, 2011.
