3. Squero di San Trovaso

Costruttori di barche e Castellani

È evidente che una città la cui fortuna si reggeva sul commercio marittimo puntasse molto sulla costruzione di navi, e il cantiere navale militare-industriale di Venezia è stato uno dei primi e più articolati insediamenti di architettura industriale dell’Europa pre-moderna. L’Arsenale, come viene chiamato, è chiaramente visibile sulle mappe moderne e storiche: un’enorme area a est della città, nel sestiere di Castello, delimitata da banchine geometriche, vasti capannoni industriali e racchiusa da mura massicce. Oggi il sito è in gran parte ancora gestito dalla Marina Militare, con accesso limitato a parti dell’area solo durante le mostre della Biennale.

Soprattutto in tempo di guerra durante la prima età moderna, fino al 10% della forza lavoro della città era impiegata lì, tra costruzione, manutenzione e, naturalmente, impiego sulle navi in servizio attivo nel Mediterraneo. Intorno all’enclave dell’Arsenale, una sorta di “company town” ha ospitato generazioni di lavoratori, sistemati in alloggi appositamente costruiti. Gli Arsenalotti, come venivano chiamati gli operai, beneficiavano di uno stipendio statale stabile per tutta la vita, di un affitto sovvenzionato e di una serie di altri vantaggi che hanno portato uno studioso a suggerire che si trattava di un “patriziato tra gli operai” (Davis, 18). Tuttavia, nel primo quarto del XVII secolo l’industria cantieristica era in declino, i salari si erano ridotti e gli operai spesso svolgevano un secondo lavoro nel settore privato.

È qui che entra in gioco lo squero. Questo squero è uno dei pochi cantieri navali funzionanti che ancora sopravvivono in città. Il legno veniva trasportato lungo le vie d’acqua dalle Dolomiti a nord di Venezia per essere utilizzato nell’industria navale (oltre che, naturalmente, nell’edilizia e per i pali utilizzati per rendere più stabili le paludi lagunari). Cantieri come questo servivano le esigenze della città per le imbarcazioni d’élite e commerciali, dalle eleganti gondole alle chiatte da lavoro usate per spostare le merci, compresa l’acqua per i pozzi. Se avete tempo, potete entrare nella chiesa di San Trovaso dove l’altare degli Squeraroli, eretto nel 1628, mostra una gondola incisa nella cornice dell’altare.

Fabrizio Nevola

Bibliografia

Robert C. Davis, 1991/2009. Shipbuilders of the Venetian Arsenal. Baltimore: Johns Hopkins University Press.

Gianfranco Munerotto, La gondola nei secoli: storia di una continua trasformazione tra architettura navale e arte, Venezia: Mare di carta, 2021