4. Giudecca e le Zattere

Ai margini della città

I visitatori di Venezia, passati e presenti, sono “invitati” a vivere la città dal Bacino di San Marco, l’immensa piazza d’acqua che si estende dal Palazzo Ducale e dalla Piazzetta ed è chiusa a sud dall’isola di San Giorgio Maggiore. Qui la vista sul nucleo urbano monumentale era spettacolare sia per chi arrivava dal mare aperto, sia per chi proveniva dalla terraferma lungo il Canal Grande. Le Zattere sono invece un po’ la porta di servizio della città, molto meno monumentale e soprattutto più funzionale.

Come si vede bene nella mappa di Ughi utilizzata nell’app Hidden Venice, nel Settecento quello che era un lungomare relativamente irregolare era stato trasformato in una banchina ed un luogo di passeggio. Questo processo è stato avviato da un decreto del 1519 che lo ha reso il principale molo per il legname proveniente dalla terraferma – utilizzato per le imbarcazioni, l’edilizia e, naturalmente, per il combustibile. La vicinanza della terraferma fu un fattore di questa scelta, ma anche il desiderio di limitare la quantità di materie prime comuni che passavano attraverso la più prestigiosa banchina commerciale della Riva degli Schiavoni (si veda anche “Città del Rifugio”, sito 1). Pur essendo un lungomare secondario, le Zattere offrivano una passeggiata e una facciata estesa che si proiettava verso il canale e l’isola della Giudecca, dove oltre all’architettura industriale ottocentesca (la fabbrica Fortuny e il mulino Stucky) è ben visibile il complesso ecclesiastico palladiano del Redentore (sotto). La socievolezza lungo questo spazio aperto era ulteriormente incoraggiata dal fatto che il vino dalla terraferma veniva portato nella città insulare da chiatte, che spesso funzionavano anche come improvvisate osterie galleggianti, vendendo direttamente ai passanti sulla banchina.

La chiesa palladiana del Redentore, isola della Giudecca

Questa combinazione fra banchina industriale, e lo spazio pubblico del lungomare e la disponibilità di ristoro poteva talvolta sfociare in quel tipo di conflitti faziosi più noti per le guerre dei pugni sui ponti. Le Zattere erano infatti anche un confine tra le maestranze rivali di Nicolotti e Castellani. Sebbene sia difficile immaginare combattimenti di tori nella città lagunare, anche il bestiame veniva importato a Venezia dalle Zattere, e a volte, bovini e tori potevano essere lasciati liberi dai barcari Nicolotti per creare scompiglio nei confronti dei loro rivali, i Castellani.

Fabrizio Nevola

Bibliografia

Robert C. Davis, ‘The Trouble with Bulls: The Cacce dei Tori in Early Modern Venice’, Histoire Sociale/Social History 29 (1996), 275-90

Rosa Salzberg, ‘Little Worlds in Motion: Mobility and Space in the Osterie of Early Modern Venice’, Journal of Early Modern History, 25 (2021), pp.96-117.

Daniel Savoy, Venice from the Water: Architecture and Myth in an Early Modern City (New Haven and London: Yale University Press, 2012)