4. Palazzo Grimani

Casa di antichità

I Grimani erano una delle famiglie nobili più importanti di Venezia e questa proprietà era stata acquistata da Antonio Grimani, doge negli anni Venti del Cinquecento. All’epoca di Elena era stata ereditata dal nipote di Antonio, Giovanni Grimani, titolare della più alta carica ecclesiastica di Venezia, il Patriarcato di Aquileia. Pur aspirando a diventare cardinale, Giovanni Grimani non raggiunse mai questa posizione perché sospettato di simpatizzare per la causa protestante in un periodo in cui Roma era sempre più allarmata per il crescente scisma nella Chiesa cattolica. 

Giovanni Grimani curò la ristrutturazione e la decorazione del suo palazzo nel più recente stile rinascimentale. Chiamò a Venezia artisti di spicco, soprattutto da Roma, come Federico Zuccari e Francesco Salviati, per realizzare magnifici affreschi e stucchi, tra cui numerose scene mitologiche e grottesche in stile classico. Il palazzo fu ridisegnato attorno a un cortile centrale, nello stile di un’antica casa nobiliare romana.

Come altri patrizi veneziani dell’epoca, Giovanni Grimani collezionava antichità: sculture greche e romane, marmi, bronzi, medaglie. La storica dell’arte Patricia Fortini Brown descrive questo palazzo come “il primo tentativo da parte dei mecenati veneziani di fornire un vero e proprio ambiente all’antica – cioè romano antico – in cui esporre gli oggetti classici”, mostrando al meglio i beni preziosi. Lo stesso Grimani probabilmente progettò una galleria interna chiamata Tribuna per le sue antichità più preziose, ispirata al Pantheon di Roma e illuminata dall’alto, che divenne rapidamente una tappa obbligata per gli eminenti visitatori di Venezia in questo periodo.

La galleria di antichità nella Tribuna di Palazzo Grimani

Altri pezzi erano esposti intorno alle logge e al cortile centrale. Il portale rappresenta i gusti neoclassici del proprietario, con colonne corinzie, busti di ritratti romani e una dedica del palazzo “A gloria della città e ad uso degli amici” (GENIO/ VURBIS/ AVG(usto)/ VSVIQ(ue)/ AMICO/RUM). E in effetti, alla sua morte nel 1593, Grimani lasciò gran parte della sua collezione in dono alla Repubblica di Venezia. Molti dei pezzi migliori furono poi trasferiti nell’anticamera della Biblioteca Marciana in Piazza San Marco per costituire la base di uno dei primi musei pubblici d’Europa.

Sebbene il vicino Campo Santa Maria Formosa ospitasse altri magnifici palazzi nobiliari, la strada su cui si affaccia questo vicolo, la Ruga Giuffa, era meno prestigiosa. Nel XVI secolo era un noto luogo di prostituzione. Ci sono varie teorie sull’origine del nome di questa strada, ma una suggerisce che testimonia la presenza in questa zona di mercanti armeni provenienti dalla città di Julfa, oggi in Azerbaigian.

Palazzo Grimani è oggi un museo e merita una visita.

Rosa Salzberg (tradotto da Umberto Cecchinato)

Bibliografia

Patricia Fortini Brown, Private Lives in Renaissance Venice. Art, Architecture and the Family, New Haven & London, 2004, pp. 229-35.

Annalisa Bristot, ed. Palazzo Grimani a Santa Maria Formosa. Storia, arte, restauri. Verona: Scripta, 2008.