7. Calle del Magazen

Bere e socializzare

Trovare da bere nella città premoderna era più difficile di quanto si possa pensare. Tutte le osterie e le taverne autorizzate erano concentrate intorno alle zone di Rialto e San Marco. Queste coincidevano non solo con le principali aree commerciali e di vendita al dettaglio della città, ma anche con gli alberghi e gli alloggi autorizzati per i visitatori di passaggio. Questo raggruppamento intenzionale dell’industria dell’ospitalità assicurava che le autorità veneziane potessero regolare in modo rigoroso i visitatori e le loro interazioni sociali in città. Gli albergatori assistevano le autorità governative nella registrazione dei nomi e delle provenienze dei loro ospiti, mentre le entrate fiscali derivanti dalla vendita di vino e di altri servizi assicuravano una stretta regolamentazione da parte dello Stato. Le loro strutture potevano essere di grandi dimensioni, con alcune osterie vicino a San Marco che si estendevano su ben quattro piani e trenta stanze, il che le rendeva imprese piuttosto importanti.

Potete scoprire di più su queste taverne in altri due itinerari: “Venezia smascherata” e “Città del Rifugio”. Ma che dire della popolazione stabile di questa città affollata e industriosa? Se le taverne e le osterie erano frequentate soprattutto da stranieri ed élite, per i popolani come Sebastiano c’erano diversi espedienti, nonostante non esistessero luoghi ufficiali per bere e ritrovarsi.

La soluzione più semplice sembra essere stata quella di riunirsi nei pressi dei venditori di vino, le cui botteghe possono essere rintracciate nella topografia odierna grazie ai nomi delle strade legati al vino (vin, Malvasia) o anche alla semplice parola bottega (magazen). Qui si acquistava il vino per portarlo via, ma ci si poteva soffermare a consumarlo sul posto o nelle immediate vicinanze, come in alcuni casi accade ancora a Venezia. Esistevano anche botteghe che vendevano cibo caldo a buon mercato e che spesso vendevano anche vino, visto che in diversi casi documentati i proprietari sono stati multati proprio per questo.  Ancora più curioso è il fatto che i documenti suggeriscono l’esistenza di una serie di luoghi consentiti per l’ormeggio delle chiatte dei mercanti di vino – le cosiddette “poste da vin” – da cui potevano vendere direttamente ai passanti. Un documento del 1513 elencava i siti consentiti per cinque di questi barconi nel sestiere di Dorsoduro, mentre un paio si trovavano lungo le Zattere e uno sul canale di San Trovaso, per esempio – zone che continuano a essere utilizzate allo stesso scopo anche oggigiorno.

Fabrizio Nevola

Bibliografia

Rosa Salzberg, ‘Little Worlds in Motion: Mobility and Space in the Osterie of Early Modern Venice’, Journal of Early Modern History, 2021, pp. 96-117

Rosa Salzberg, The Renaissance of the Road, Cambridge: Cambridge University Press, 2023 Giuseppe Tassini, Curiosita veneziane, ovvero origini delle denominazioni stradali di Venezia, ed. Livio Moretti, Venezia : Filippi, 1970