7. Scuola di San Giorgio degli Schiavoni

Minoranze e scuole veneziane

Gli schiavoni erano un altro gruppo straniero significativo in città. Questi immigrati provenivano dalla Dalmazia, oggi in Croazia, gran parte della quale faceva parte dello Stato marittimo veneziano fin dal XV secolo, e spesso lavoravano come marinai, costruttori di navi o mercanti. Come altri immigrati, trovavano lavoro anche come domestici, alcuni dei quali arrivavano a Venezia come servitori a contratto, una forma legalizzata di semi-schiavitù.

La comunità dalmata ottenne il permesso di fondare la propria scuola nel 1451 e all’inizio del XVI secolo fece costruire questo edificio per ospitarla. Allo stesso tempo, la scuola commissionò al principale pittore veneziano Vittore Carpaccio le immagini dei suoi santi patroni, Agostino, Girolamo, Giorgio e Trifone. Si tratta di alcuni dei più bei dipinti rinascimentali e si può ancora visitarli nella sua sede originale, all’interno di questo edificio.

San Giorgio e il drago nella Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, da Vittore Carpaccio

Nel Cinquecento a Venezia esistevano più di duecento confraternite religiose o scuole piccole, che costituivano importanti punti di ritrovo per i laici per praticare riti devozionali e attività caritatevoli. Alcune erano associate a corporazioni professionali, mentre altre erano formate da comunità straniere, tra cui gli albanesi nel 1448 e i greci nel 1498. Dal punto di vista del governo, queste organizzazioni aiutavano a promuovere l’integrazione sociale degli immigrati, consentendo al contempo un certo grado di sorveglianza su di loro. Ma erano anche fonti molto importanti di sostegno reciproco e di identità comunitaria sia per gli immigrati appena arrivati sia per quelli più stabili. La scuola poteva assistere i nuovi arrivati nella ricerca di un alloggio e di un lavoro e offrire ai membri della comunità l’opportunità di riunirsi in modo informale e celebrare rituali religiosi nella propria lingua.

Sebbene questo tipo di organizzazioni promuovesse un senso di identità collettiva tra le comunità minoritarie comune a più generazioni, la realtà della vita e del lavoro nella Venezia rinascimentale faceva sì che la maggior parte dei migranti si integrasse abbastanza rapidamente nella società veneziana. I matrimoni misti tra stranieri e locali, o con membri di altri gruppi stranieri, come nel caso dell’amica di Elena nel app, Anna, erano abbastanza comuni e rappresentavano una delle vie più semplici per l’integrazione.

Accanto all’edificio della confraternita degli schiavoni si trovava la sede dell’ordine militare dei Cavalieri di Malta. Fino alla metà del XV secolo, quest’ordine gestiva anche un ostello per i pellegrini che passavano da Venezia diretti in Terra Santa. Molti pellegrini trascorrevano a Venezia diverse settimane mentre si preparavano a partire per l’Oriente, rifornendosi di provviste e organizzando il trasporto successivo. Oltre che in ostelli dedicati, potevano alloggiare in locande o case private come quella di Elena. Verso la metà del XVI secolo, tuttavia, questo flusso di visitatori stava diminuendo, anche a causa delle guerre con gli Ottomani nel Mediterraneo.

Rosa Salzberg (tradotto Umberto Cecchinato)

Bibliografia

Francesca Ortalli. ‘Per salute delle anime e delli corpi’. Scuole Piccole a Venezia nel tardo Medioevo. Venice: Fondazione Giorgio Cini/Marsilio, 2001, pp. 102-110.

Robert C. Davis, and Garry R. Marvin. Venice, the Tourist Maze: A Cultural Critique of the World’s Most Touristed City, Berkeley, CA: University of California Press, 2004.

Brunehilde Imhaus. Le minoranze orientali a Venezia, 1300-1510, Rome: Il Veltro, 1999.