I bombardamenti su Trento

Le prime bombe su Trento cadono il 2 settembre 1943. La popolazione e le autorità sono impreparate perchè si riteneva che Trento non sarebbe stata colpita e che gli aerei angloamericani avrebbero colpito solo la Germania e le città italiane più grandi. Il bombardamento che si scatena è sganciato da 91 aerei appartenenti alla Mediterranean Allied Air Forces, che lasciano cadere su Trento bombe per 218 tonnellate.
L’epicentro di quel giorno è il quartiere della Portéla, a sud della stazione ferroviaria. Le vittime sono 229 e quasi tutti degli edifici che circondano l’antica Torre Vanga, miracolosamente ancora in piedi, sono distrutti.
Dal 2 settembre 1943 fino all’aprile del 1945, gli abitanti di Trento vivono sulla loro pelle la paura di morire sotto le macerie, la fame, la fuga.

Un’altra giornata che segna con particolare durezza la vita della città è il 13 maggio 1944, quando un bombardamento a tappeto mira a colpire e danneggiare l’intera città. Quel giorno muoiono circa 130 persone e sono distrutte 52 case – dove vivevano 475 persone – 5 sono quasi demolite e 124 sono danneggiate gravemente. In città sono quattro le chiese molto danneggiate, quella di via San Martino è quasi completamente distrutta. La strategia dell’“area bombing” rade al suolo intere città della Germania e è approvata dal Governo inglese nel febbraio del 1942 per accelerare la fine del conflitto e perché, in quel momento, sembra l’unica opportunità di intervenire in maniera significativa contro il nazifascismo. I bombardamenti a tappeto consentono di aprire un fronte mobile su tutto il territorio nemico.
Durante quei mesi, si aprono in città vari rifugi dove le persone possono trovare riparo dai bombardamenti aerei. Una relazione inviata nel gennaio del 1945 al commissario prefettizio denuncia però che mancano le più elementari dotazioni e che, a differenza delle attese dei progettisti, il rifugio non è un luogo di sosta di poche ore, ma ospita ormai stabilmente le persone che hanno perduto la casa o che sono terrorizzate. Nella relazione si legge che erano “abitazioni primitive permanenti, malsane, infestate di parassiti, dove la gente, specie degli strati bassi della popolazione, bivacca, pernotta su giacigli di qualsiasi genere e sempre luridi, in turpe promiscuità, all’oscuro, all’umido e al freddo”.
Le bombe cadono quasi tutti i giorni, infrangendo i vetri di finestre anche molto lontane dal luogo dove ci sono le esplosioni, danneggiando infrastrutture come l’acquedotto e i ponti sul fiume Adige.
Elena Tonezzer
Bibliografia:
Diego Leoni, Patrizia Marchesoni (edd.), Le ali maligne, le meridiane di morte. Trento 1943-1945: i bombardamenti, Trento, Museo storico in Trento, 1995
Michela Dalprà, Anna Maragno, Giovanna A. Massari, Studi e proposte progettuali sui rifugi antiaerei di Trento: la galleria ipogea “Alla Busa”, in Annali del Museo Storico Italiano della Guerra, 27 (2019), pp. 169-185
